Il Grignolino nobile e ribelle

Spirito ribelle, selvatico, libero.

Il Grignolino è un vitigno autoctono da sempre coltivato su queste colline. Ha uno spirito nobile e ribelle. Era il vino amato e bevuto dai re, nelle corti dei duchi del Monferrato e dei Savoia. È un vitigno che può dare grandi risultati ed è il vino che più di altri rispecchia bene il carattere dei monferrini. I suoi tannini, spiccati da giovane, evolvono negli anni. Ogni collina suggerisce al vino il suo carattere. È la bellezza del cru e della diversità dei terreni. Il Grignolino ha uno spirito ribelle, selvatico, libero.

Colore rosso rubino, profumo di frutta rossa e geranio. Il nome deriverebbe dai suoi tannini spiccati. L’origine in realtà è discussa: secondo alcuni, e sono i più, deriverebbe da “grignole”, termine dialettale astigiano che indicava anticamente i vinaccioli,che in questa varietà sono più numerosi rispetto ad altri vitigni e sono responsabili della sua marcata tannicità.

Per altri sarebbe legato all’espressione “grigné”, in piemontese sorridere, perché a un sorriso assomiglierebbe l’espressione che, causa tannini, si disegna sul volto di chi lo beve. La studiosa Enza Cavallero ha ricostruito e raccontato la storia del Grignolino. Secondo gli studi della Cavallero, il primo documento scritto in cui si cita il Grignolino, come Berbexinius, è un atto d’affitto datato 1249, trascritto dai monaci del Capitolo di Sant’Evasio di Casale Monferrato. E ancora nel 1337 nell’inventario dei vini dell’Abbazia di San Giusto di Susa si citava la presenza di vino “Grignolerii”.

La prima citazione in un libro ampelografico è del 1798, nell’”Istruzione” del conte Nuvolone che lo chiamò “Nebieul rosé”. I suoi contributi sono raccolti in “Grignolino”, edito nel 1987 dalla tipografia Astesana e curato da Elio Archimede, e “Viti e uomini nell’antico Piemonte” (1996, a cura di Maurizio Gily).